Le 5 fasi che ho attraversato in questo primo mese

18 Ottobre 2018.
Fa strano dirlo ma un mese fa ero lercia e sudata a trascinare una valigia grossa quanto me per la metropolitana londinese, cercando di capire per grazia di chi sarei dovuta arrivare finalmente a Bristol. E’ inutile dire frasi tipo “com’è passato in fretta questo mese” perché sì, ora sembra effettivamente così, ma ci sono stati momenti davvero infiniti in mezzo.
Ad un mese dal mio arrivo sono finalmente contenta, riesco ad orientarmi in questa nuova città (smettila Giulia, tanto lo sanno che stai mentendo) e sto conoscendo davvero tantissima gente simpatica, merito anche dell’università che offre agli studenti un numero infinito di attività da fare.
In onore di questo mesiversario con la città più hipster che ci sia, voglio ripercorrere le fasi che ho attraversato in questo primo mese; e no, non spaccerò questo articolo per la solita pappardella qualunquista “i 6 immancabili momenti che CHIUNQUE E DICO CHIUNQUE E TU CHE LEGGI SI PROPRIO TU NON SEI ESCLUSO EH attraversa andando a vivere all’estero” perché se c’è una cosa che ho imparato in questo periodo è che ognuno affronta le difficoltà, i trasferimenti, le nuove esperienze in modo diverso.
E sì, vedere gli altri studenti Erasmus che le prime settimane uscivano e si divertivano e vedevano posti e facevano cose mentre io continuavo a pensare “ma tutto sommato potevo rimanermene a Torino” mi ha fatta sentire inadeguata, fin quando ho realizzato che di quello che fanno gli altri me ne dovrebbe fregare ben poco.
Dopo questo pippone semi-depresso stream of consciousness, passiamo al cuore dell’articolo, le 5 fasi che ho attraversato in questo primo mese:

  1. L’incoscienza. Avete presente quella sensazione di impulsività incontrollata, tipo quella che hanno le persone intolleranti al lattosio che decidono di bersi un bel bicchierone di latte poco prima di uscire di casa perché hanno totalmente rimosso cosa gli è successo l’ultima volta che hanno fatto un azzardo del genere? Sì, loro escono tranquillamente di casa, ignari di quello che il loro apparato digerente stia architettando fino a quando non si trovano a dover fare i conti con la dura realtà, ma lì siamo già ad una fase successiva. Ecco, diciamo che dal momento della compilazione della domanda fino a quando non sono arrivata in ostello sono rimasta a stagnare in questa ingenuità quasi fanciullesca. Come se stessi andando in vacanza praticamente.
  2. La disperazione. Dopo il viaggio indecente treno-bus-aereo-bus-metro-metro-metro sbagliata-metro-bus-piedi-ostello ho avuto l’occasione per fermarmi a riflettere. E disperarmi. E piangere (e quanto ho pianto oh). Chi mi conosce sa che sono particolarmente emotiva e, seppur per poco, di fronte alle situazioni più grandi di me divento mi abbatto facilmente. Ma sfido chiunque, anche *inserisci esempio di persona super-ottimista a caso* a rimanere positivo quando si è in una camerata mista da nove persone in un ostello, con quello di sopra che ha sicuramente mangiato due fagioli di troppo, senza avere ancora trovato una casa per i prossimi quattro mesi. Lì sarei effettivamente voluta sprofondare nel nulla o, in mancanza del nulla, tornarmene da dove ero venuta.
  3. Il sospiro di sollievo. Quello che ho tirato quando sono finalmente riuscita a trovare una casa che non fosse una truffa (per la cronaca, molto credibili gli annunci del tipo ho questa meravigliosa casa ad un prezzo che neanche se dovessi andare a vivere sotto un ponte ma purtroppo lavoro all’estero quindi mandami i soldi e ti faccio avere le chiavi) o una catapecchia. Tra l’altro ho delle coinquiline simpatiche, normali e non dei casi umani, quindi direi 10/10.
  4. L’apatia. Sarà che i primi giorni sono stati un inferno, ma le prime due settimane non ho avuto voglia di far nulla. Giusto il momento in cui vi erano eventi per gli studenti Erasmus ad ogni angolo per la città, io ero sotto le coperte a guardare serie tv. La sensazione di apatia è stata amplificata dall’inizio delle lezioni, momento in cui ho sentito il mio inglese fare schifo come mai prima di allora. Poi oh, ‘ste British people parlano veloci e si magnano metà discorso, io cosa ci posso fare.
  5. L’equilibrio. Fase raggiunta solo da qualche giorno in realtà. Sono finalmente riuscita ad uscire dal guscio e ho iniziato un po’ a guardarmi intorno e, rullo di tamburi, ad interagire con le persone. Tra l’altro come dicevo prima, l’università offre davvero delle possibilità immense: club sportivi di ogni tipo (io al momento ho scelto di fare kick-boxing, parkour e ginnastica artistica), associazioni studentesche, progetti interessanti tra cui una sorta di rivista universitaria bilingue riguardante la cultura italiana.

Guardando avanti non posso che essere positiva riguardo il futuro che mi aspetta qui a Bristol, un po’ meno se parliamo dal punto di vista degli esami: qui sono proprio fissati con gli essays e valutano il tuo pensiero critico, non la tua effettiva preparazione sugli argomenti (tipo il polo opposto rispetto al modello italiano probabilmente). Vedrò comunque di combinare qualcosa di decente.

P.S.: Non sono brava a chiudere i discorsi quindi facciamo finta che ci sia qualche frase ad effetto sul senso ultimo della vita e perdonate la mia goffaggine.

Bristol 2018: highlights delle prime due settimane

Dopo ben tre anni, torno a scrivere su questo blog.
Non ho il coraggio di riguardare gli articoli vecchi perché se già ora fatico a produrre qualcosa di decente, non voglio neanche immaginare cosa scrivessi a sedici anni.
In questo blog però è il contenuto ciò che importa e credo che i miei tragicomici stralci di vita vadano raccontati, anche solo per consolare qualcuno; non importa quanto tu ti senta incapace, buono a nulla, disorientato: ricordati che ci sarò sempre io a far peggio.
Questo è il mio secondo weekend qui in Erasmus a Bristol e sono ovviamente successe tante cose, ma ho selezionato appositamente per il mio amato pubblico una top 3 dei momenti per cui dovrei essere perculata a vita più interessanti vissuti fino ad ora.
1 L’ODISSEA: DA TORINO A BRISTOL

“Chi ben comincia è a metà dell’opera”, o almeno così dicono. Io non comincio mai bene, e questo viaggio non è stata l’eccezione che conferma la regola.
Non avendo ricevuto risposte dalla residenza (per cui ovviamente alla fine non son stata presa) fino all’ultimo momento, ho prenotato il biglietto aereo appena una settimana prima della partenza. Scrollando un po’ tra prezzi esorbitanti trovo un meraviglioso Linate-London City il 18 Settembre a 48€ bagaglio incluso, “wow ogni tanto una botta di culo, l’apocalisse è vicina, prendiamolo”.
E allora via, si parte! Il 17 (no, non è un errore di battitura, si dà il caso che Linate sia l’unico aeroporto non direttamente collegato con Torino, ottima scelta eh?) prendo il mio bel trolley alto più o meno quanto me, bagaglio a mano e zaino gigante e vado, Porta Nuova-Milano Centrale in treno e da lì la navetta per andare a Linate. Credo di aver passato una delle notti più lunghe di sempre in ‘sto aeroporto: sono arrivata verso le 20.15 e pian piano tutto si svuotava, i ristoranti chiudevano lasciandomi a stomaco vuoto, la gente tornava a casa, io mi sistemavo con tutto il mio accampamento di roba come una barbona adagiandomi su delle (s)comodissime sedie dove altri malcapitati avevano fatto il loro nido notturno. Più o meno alle 6.30 l’aeroporto riprende magicamente vita e da lì a quando prendo l’aereo alle 10.15 tutto bene, anche il volo procede indisturbato, il divertimento sarebbe arrivato solo dopo la consegna bagagli.
Avrò cambiato qualcosa come cinque volte la metro, due delle quali perché mi ero persa ho dovuto ricalcolare il percorso, le linee di superficie non funzionavano e non c’erano ascensori, quindi vi lascio immaginare il divertimento nel trascinare su per le scale un peso complessivo di circa 35kg (un ringraziamento particolare a tutti gli inglesi che mi hanno spontaneamente dato una mano vedendomi in condizioni davvero disperate). Arrivata alla Victoria Coach Station ho finalmente preso il bus per Bristol, dove sono arrivata tre ore dopo e dove mi son persa altre tre volte per trovare l’ostello che avevo letteralmente sotto il naso.
Un viaggio che in circostanze normali sarebbe durato circa tre ore, si è prolungato per un giorno. Ma a me, in fondo in fondo, il disagio piace. E anche puzzare per tutte le corse pazze. E anche i dolori agli arti dati dal sollevamento bagagli che qualunque personal trainer potrebbe mettersi di lato. E anche i tizi che nelle camerate anguste da nove persone petano senza pietà.
No, forse quest’ultima cosa proprio no.

 

2  VINTAGE SALE E L’INDIRIZZO IMPRECISATO

Se c’è una cosa a cui tengono gli inglesi, questa è la Freshers’ Week, la tipica settimana che precede l’inizio delle lezioni interamente dedicata ai novellini, con attività di tutti i tipi: fiera dell’università, tour di vari luoghi di interessi della città, freshers mingle, postgraduates mingle, mingle mingle, mingle mingle mingle.
Uno degli eventi a cui tenevo di più partecipare era il Vintage Kilo Sale, una sorta di svendita di capi di seconda mano organizzata dall’università. Poco prima avrei avuto un incontro con il tutor di Critical Issues ma non importava, ci sarei arrivata comunque perché sembrava tutto relativamente vicino (N.B.: la University of Bristol sta sulla cima di una collina in centro città, quindi muoversi troppo da quelle sedi per poi doverci tornare significa più o meno dover fare mountain climbing per le vie della città). Io e Claudia, mia coinquilina nonché dotata di senso di disorientamento acuto almeno tanto quanto il mio ci affidiamo a Google Maps perché “non si sa mai, almeno andiamo sul sicuro”. Quaranta minuti di percorso, un po’ insolito visto che ricordavo fosse più o meno vicino ma non si dubita di Maps, solo di noi stessi. Infatti siamo state noi ad inserire un indirizzo sbagliato che tutt’ora non capiamo dove portasse.
Tempo di camminata totale: 2h
Pendenza totale: abbiamo praticamente scalato l’Everest facendo su e giù quattro volte.

 

3 LA WELCOME FAIR AKA FIERA DEI CLEPTOMANI

Avete presente fiere che si vedono solo nei film e nelle serie tv per teenagers con tanti stand dei club universitari, associazioni di volontariato, negozi, robe? Esattamente.
Come se già la situazione non fosse abbastanza surreale, immaginate penne e articoli di cancelleria gratuiti, aggiungetevi poi cibo messo lì pronto ad essere mandato giù, pizza for free e altre belle cose.
Probabilmente son stata più competitiva in questa occasione che non in otto lunghissimi anni di pallavolo a livello agonistico.
Non importava fosse in cima al famosissimo cocuzzolo della collina di Bristol, non importava ci fosse troppa troppa gente da non riuscire a muoversi. Nulla importa se ci sono ARTICOLI DA CANCELLERIA GRATIS.
Mi sono sentita in imbarazzo quando gli studenti bbbbritish mi guardavano straniti mentre agguantavo una dozzina di penne alla volta? Sì.
Questo imbarazzo ha impedito in qualche modo che svaligiassi i vari stand e che mi procurassi abbastanza post-it e penne per il resto della vita? Assolutamente no.

Questi sono stati senz’altro gli highlights della mia vita qui a Bristol fino ad ora. Questa settimana iniziano le lezioni, ma qualcuno negli uffici dell’università mi ha graziata e ha fatto in modo da non farmi avere nulla il lunedì.

P.S.: Se mai vi trovaste in UK disperati perché stanchi di camminare e vi dovesse apparire una YoBike davanti gli occhi, NON PRENDETELA. Queste bici sono strumenti del demonio e i loro parcheggi designati in aree improbabili ancora di più. Piuttosto strisciate verso la vostra destinazione. Perché? Magari ve lo racconto un’altra volta.

Tutti i cibi e bevande che sarai obbligato (ma da chi? Da me ovviamente) ad assaggiare una volta qui in Austria. ♨

Sono pessima, anche solo per il fatto di non avere mai idee su cosa scrivere. Però oggi, durante una di quelle settimanali (e dolorose sia per il cuore che per l’anima) visite sul supremo strumento del diavolo, comunemente chiamato bilancia, ho pensato sarebbe stata una buona idea parlarvi di tutto il ben di Dio che ha messo in moto la mia trasformazione da ragazza normale a polpetta da competizione.
Qui segue una lista di robette che siete moralmente obbligati ad assaggiare, se non volete essere brutalmente etichettati come BRUTTE PERSONE.

  • Per iniziare questa lista che vi farà prendere dieci chili anche con il solo pensiero di poter mangiare simili prelibatezze, introduciamo il *rullo di tamburiWIENER SCHNITZEEEEL. Lo trovate ovunque e, niente di più e niente di meno di una semplice cotoletta con il suo unico sapore prettamente e unicamente austriaco, è una pietanza apprezzata da qualunque cruccoTipico esemplare di Wiener Schnitzel al suo stato brado, accompagnato dalle sue compagne più fidate, le patatine.
  • Proseguiamo la Hall of Food con un pezzo semplice ma sempre efficace, colui che ha conquistato le mie papille gustative e fatto breccia nel mio stomaco: il KÄSELEBERKÄSESEMMEL! Dal nome minaccioso e apparentemente molto nazi, non è altro che un panino (Semmel) con un salume particolare che va servito caldo e morbido ed esiste in tre varianti: normale (Leberkäse), con formaggio filante, nonchè mio preferito (Käseleberkäse) e piccante (Pikantleberkäse). Mio amore, un piatto a cinque stelle non varrà mai tanto quanto te ♥

    Il panino a cui ho promesso il mio amore
  • Per cadere nel cliché e nello stereotipo, poteva non esserci lei? Eccoci arrivati alla SACHERTORTE. Per me che non sono un’amante della marmellata, questo non è la specialità che più preferisco, ma andare in Austria e non assaggiarne una fettina è immorale

  • Per continuare sempre in tema di dolci, passiamo allo strudel, in particolare l’APFELSTRUDELÈ spesso accompagnato da gelato alla vaniglia (e, in caso di pasticceri sadici, anche da una massiccia dose di panna montata); la caratteristica particolare di questo dessert è darti la sensazione di aver mangiato quattro suini, un allevamento di polli con tanto di pollaio, la borsa di Mary Poppins e l’Isola Che Non C’è
  • Siccome non mi piace fare la aristocratica e, come ben si sa, l’exchange student è un esemplare già troppo povero per permettersi di sperperare tutto il suo denaro in cibo, quando sentivo il bisogno di ingozzarmi spesso sono andata al supermercato in cerca di schifezze low-cost, e la prima cosa che ho notato è l’incredibile numero di prodotti MILKA ad un costo veramente irrisorio (settanta centesimi per ogni barretta da 500g). Non è una cosa introvabile in Italia, ma sicuramente in Austria vi è una varietà esponenzialmente maggiore

  • Specialità da supermercato sono anche le SCHOKOBANANEN, schifezzine preconfezionate il cui interno è morbido come una spugna e al sapore di banana, ricoperte di cioccolato. Ogni austriaco che si rispetti le ama e le venera

  • Rintracciabili in ogni negozio, vi sono poi le MOZARTKUGELN. Particolarmente utili, poiché in caso vi siate scordati di prendere un souvenir decente, potrete comprare un pacco di questi cioccolatini e tornare felici a casa esclamando “oh, t’ho portato le palle di Mozart!


  • Passiamo ora alle bevande! Questi austriaci sono così geniali e originali che non potevano accontentarsi di semplice acqua, quindi hanno inventato la WASSER MIT GESCHMACK. Letteralmente significa “acqua con gusto” ed è effettivamente questo, acqua frizzante al sapore di frutta. Non fatevi ingannare dalla descrizione, all’inizio anche io ero restìa al provare una simile cafonata, ma sorprendentemente alcuni sapori sono anche buoni (come quella all’albicocca, ovvero la Marillewasser)


  • Niente di particolare da dire su questo elemento, ma se non provate l’APFELSAFT o almeno l’APFEL SPRITZER, non potete dire di aver vissuto l’Austria come si deve


  • Stessa roba vale per la SODA ZITRONE, ovvero acqua frizzante con limone


  • Per terminare questa lista di prelibatezze, terminiamo con un qualcosa che può essere trovato solo in un certo periodo dell’anno. In Austria durante il periodo natalizio, numerosi mercatini di Natale spuntano come i vucumprà in spiaggia nella stagione estiva, e con questi mercatini spuntano anche le bancarelle di PUNSCHche non è altro che vino con aggiunta di frutta (spesso arancia o frutti di bosco) servito caldo per riscaldare il vostro grande cuoricino nelle fredde e austriache giornate invernali. Se vi sentite meno sentimentali e più yolo, provate allora lo YOLOPUNSCH, che con il suo 60% alcool e 40% frutta all’alcool riuscirà a farvi avere il vostro primo 2-day-long hangover.

    Ebbene sì, la nostra lista di specialità finisce qui, spero possiate un giorno ingrassare godervele così come sto facendo io, tschüss und bis dann!

Top 10 delle cose che mi mancano di più dopo due mesi (e venti giorni) che sono all’estero

Il titolo è abbastanza esplicativo: scoprire un altro paese può essere affascinante e divertente come null’altro, ma per quanto ci si sforzi di non farlo, capiterà a chiunque di buttare un occhio sul proprio paese con un velo di nostalgia; magari non di tutto, anche solo delle piccole cose. Ho pensato potesse essere interessante come topic, quindi ho tentato di elencare dieci delle cose (o persone) che mi mancano di più dell’Italia, disposte in ordine assolutamente casuale:

  • La mia famiglia, ma in particolare la mamma. Perchè sì, la mamma italiana non è solo uno stereotipo: per quanto la cultura possa essere vicina alla nostra, i modi di fare non saranno mai gli stessi. Quanto posso rimpiangere di aver mandato a quel paese mia mamma almeno trecento volte quando tentava di darmi un abbraccio? Miiiiisera me;
  • Il bidet. Ebbene sì, questo è il tasto più dolente tra tutti, l’oggetto la cui mancanza mi fa soffrire più di qualunque altra cosa; ancora più perchè quando ho domandato a qualche austriaco/a random se non sentissero l’esigenza di qualcosa di simile, mi son sentita rispondere “ma perchè, non ti basta far la doccia ogni due giorni e asciugarti con la carta?”… Sento i brividi salire (probabilmente insieme a qualche conato di vomito);
  • La tv in italiano e tutte le relative serie tv. Ok, probabilmente la tv mi manca solo perchè sono ancora in quella fase in cui il tedesco mi sembra una bestemmia continua e non una lingua che sia possibile parlare, ma oh, pensate al piacere di arrivare da una giornata scolastica stressante in cui è stato già tanto aver capito dove ci si trovava, e stendersi sul divano a guardare qualche sana e divertente sit-com… No, io continuo a sguazzare nella confusione e in pensieri quali “oh aspe, che sta succedendo”, “ma se solo parlassero più lentamente!”, per poi terminare con un “vabbè, per oggi basta tv”. Tra l’altro oggi mi è venuta la splendida idea di guardare V per Vendetta in tedesco, quindi boh, viva me e le mie intelligenti idee;
  • Frutta e verdura ad un costo accettabile, visto che qui se vuoi mangiare sano devi aprirti un mutuo;
  • Abbracci, contatto fisico e persone calorose. Probabilmente questa è una delle prime cose che ho notato da quando sono qui in Austria: se tenti di abbracciare o dare un bacetto in guancia una persona dopo la seconda volta che la vedi, ti denunciano per molestie e atti osceni. Per fare questi grandi passi, è giusto aspettare in media uno o due mesi, poi (forse) ti concederanno un saluto con sorriso incluso;
  • Il mareanche solo vederlo mentre passeggiavo per il centro della mia città mi dava una sensazione di libertà e tranquillità, ma diciamo che il Danubio e i boschi che vi sono attorno sono una valida alternativa;
  • I miei amici più stretti e tutto ciò che facevamo insieme, dall’andare nella ‘nostra spiaggia’ al prendere un gelato al solito posto, in mancanza di altre cose da fare;
  • Il caldo siciliano ed asfissiante, perchè piuttosto che mettermi un giubotto, da buona terrona quale sono, preferisco sudare come una scimmia;
  • Una pizza decente e una pasta che non sembri un elastico appiccicoso. Cari i miei austriaci, quel meraviglioso elemento appartenente all’ambito culinario che voi solitamente chiamate ‘Nudeln’ (È PASTA, P-A-S-T-A!) solitamente non andrebbe cucinato per diversi decenni, ma solo per otto minuti al massimo. E vi prego, smettetela di conservarla in frigo;
  • Il mio cane, che non pensavo sarei arrivata a menzionare in un articolo del genere, ma mi manchi un sacco piccola cicciona (anche se puzzi).

Per oggi è tutto, spero che l’articolo possa essere stato di vostro interesse e in caso vogliate sapere qualcosa di particolare sulla mia esperienza o semplicemente sull’Austria, lasciate un commento!

Primo giorno di scuola – First schoolday ☁ ☂

Willkommen
Ma tu non eri quella che aveva promesso di scrivere assiduamente su questo blog? Dove sono tutti gli articoli?

Lo so, lo so, dovete scusarmi ma da quando sono qui in terra austriaca ho avuto un sacco da fare tra documenti e robine varie, però giuro che cercherò di impegnarmi e di scrivere ogni volta che posso… Pensate che domani devo svegliarmi alle 05:00 e sono ancora qui, alle 23:45, che scrivo come una dannata, amatemi!
Comuuuuuunque, sono arrivata sana e salva (come potete ben costatare) ma non senza troppe difficoltà, però questa è un’altra storia e affronteremo l’argomento in un altro articolo. Ciò di cui vi volevo parlare oggi è il mio primo giorno di scuola: ebbene sì, oggi 1 Settembre 2014 è stato il mio primo giorno di scuola austriaca (e il primo primo giorno della mia intera carriera scolastica in cui indossavo un maglioncino… Qui c’è giusto un po’ di freddino!).
Beh, che posso dire? La mia scuola è assolutamente enorme e ben mantenuta e si divide in realgymnasium, una sorta di liceo scientifico, e gymnasium, ovvero una scuola ad indirizzo umanistico. Per seguire il mio piano di studi italiano sarei dovuta andare nel primo ma, ahimè, non c’erano più posti nelle settime classi -qui le classi vanno dalla prima all’ottava, ma di più non so dirvi perchè a dire il vero devo ancora capire l’andamento delle cose anche io- e quindi sono capitata nell’ultimo indirizzo citato, e il che non è proprio un male, visto che avrò la possibilità di fare francese e spagnolo!
Oggi abbiamo iniziato facendo le prime due ore con l’insegnante di tedesco, una signora simpatica che continuava a ripetere quanto il suo inglese fosse orribile, per poi continuare con matematica e latino. In queste due materie sono rimasta sorpresa, perché a quanto ho potuto constatare qui in Austria sono particolarmente indietro, motivo per il cui ho deciso di prendere francese al posto del latino (sapete com’è, dopo che lo studio da sei anni, tradurre cose come “Magister leget et discipuli audiunt” non è proprio l’ideale).
Pur non avendo avuto spagnolo oggi, ho avuto l’occasione di incontrare la mia futura professoressa per i corridoi, scoprendo piacevolmente che insegna pure italiano e di conseguenza lo parla… Immaginate la mia reazione quando dopo giorni e giorni sono riuscita a parlare finalmente la mia lingua, a momenti scoppiavo a piangere dall’emozione!
Per quanto riguarda i compagni di classe sono tutti veramente carini, ma non aspettatevi di fare amicizia subito: essendo abituata al calore della gente italiana, ci sono rimasta un po’ male vedendo che non tutti erano particolarmente interessati alla mia presenza, ma poi ho capito che non è un difetto, è solo una delle tante cose che distinguono l’Austria e l’Italia; qui la gente è inizialmente più timida e riservata, il calore viene fuori con il passare del tempo. Così vicine, ma così diverse… E chi se lo aspettava uno shock culturale simile?!
Penso proprio di avervi raccontato tutto (o quasi, vi ho risparmiato i dettagli noiosi per non farvi entrare in letargo eheh), quindi vi lascio per poter iniziare il mio sonno ristoratore che durerà *tono sarcastico* la bellezza di cinque ore per poter affrontare domani quattro materie quali tedesco, inglese, spagnolo e fisica, yay!
Tschüss people, ci vediamo al prossimo articolo 😀

Ci siamo! – Here we are!

Come dice il titolo, ‘ci siamo’. Ho deciso che questo doveva essere il primo articolo del mio blog perchè scriverne altri prima, quando l’emozione non era tangibile, non avrebbe avuto senso.
Il mio percorso è stato lungo: esattamente un anno fa ammiravo le fantastiche mete presenti nel catalogo AFS e ora sono qui, pronta a partire e stare un anno in un paese meraviglioso qual è l’Austria. Posso decisamente dire di aver combattuto tanto per raggiungere questo mio obiettivo e posso finalmente dire che uno dei miei sogni sta ad una settimana da me. “Oh, ma quindi sei felice di partire?”… Ehi, magari fosse tutto così facile! Ho deciso di aprire un blog per dare consigli a chi vuole fare un’esperienza come la mia (in particolare nel paese in cui sto andando, che spesso viene molto sottovalutato), e come prima cosa mi sento di dirvi: no, la fase pre-partenza non è tutta rosa e fiori, non sei felice di andartene, contrariamente a come avresti potuto credere fino a qualche mese fa; è come quando nei cartoni animati appaiono l’angioletto e il diavoletto, ognuno dalla parte opposta: “Parti! Che cosa stai aspettando? È l’esperienza di una vita, non puoi lasciartela scappare, te ne pentiresti a vita.”, ma l’altra parte di te è sempre pronta a confutare tutto con le mille domande del tipo “Ma chi te l’ha fatto fare? Lasciare la tua famiglia e le persone che ti voglio bene nel tuo paese, intendo. E se una volta tornata trovassi tutto diverso, in un senso che potrebbe pure essere del tutto negativo? E se non ti trovassi bene nel nuovo paese?”.
Dopo giorni e giorni di questo continuo conflitto, sono finalmente arrivata alla sacra conclusione: non vi lasciate mai intimorire in un periodo simile da domande del genere, è normale temere tutto ciò, ma non vi libererete così facilmente delle persone a cui state a cuore, e questa è l’unica certezza che al momento ho.
Ora sono qui, in preda ai saluti e ad un bagaglio di soli venti chili in cui devo infilare il necessario per stare un anno in un paese completamente nuovo, ma pensare che ci sono tante altre persone che stanno affrontando lo stesso e che tra solo una settimana incontrerò (persone da tutto il mondo nello stesso posto allo stesso momento, ma ci pensate?) mi rende felice ed emozionata.
Beh, per ora è tutto, vi lascio una foto di noi futuri exchangers austriaci… Stay tuned!


How the title says, “here we are!”. I decided this would have been the first article in my blog because writing other posts before, when feelings were not tangible, wouldn’t have made sense.

My journey has been long: exactly one year ago I was admiring the marvellous country where I could go on the AFS magazine and now I’m here, ready to stay in a beautiful country like Austria. I can definitely say I struggled a lot to reach this goal and I can finally say I’m one week distant from one of my dreams. “Oh, so you must be happy to leave!”… Hey, I wish it could be so easy! I decided to create a blog for giving advice to people who want to do an experience like mine (in particular in the country I’m going to stay, that is always undervalued) and as a first thing I want to tell you: no, the pre-leaving stage is not only peace and love, you’re not happy to leave, contrarily of what you tought some months ago; it’s like in cartoons, when a little angel and a little devil appear: “Go! What are you waiting for? It’s one of the most precious experiences in your life, you can’t leave it, you’ll regret your decision for a lifetime.”, but the other part of your soul is always ready to confute with the thousand questions such as “Why did you decide to do all this? I mean, leaving your family and people who love you in your home country. And what will happen if you’ll find everything different in a bad sense? And what will you do if you will not able to get used to your new country?”
After days and days I spent with these doubts, I finally have an answer: don’t let these questions frighten you, especially in a period like this, it’s normal to be not extremely sure, but you won’t be abandoned by people who love you only for the distance, and this is the only thing I’m sure about.
Now I’m here, in the middle of greetings and with a trolley that could weigh only twenty kilos in which I have to put all the necessaries to stay an entire year in a completely different country, but thinking about people who are dealing with the same problems and who I’m going to meet in only a week (people from every part of the world in the same place at the same moment, can you imagine something like that?) is a relief.
Well, it’s all for now, I’ll leave here a photo in which there are some of us, some future austrian exchange students… Stay tuned!

Inserisci il tuo indirizzo e-mail per seguire il mio blog, i suoi aggiornamenti e tutte le mie avventure!